2014-05-02 Swissinfo
02.05.2014
09.05.2014
13.05.2014
15.05.2014
Instrumentalisierte Reisen: Mehr Klarheit bei privaten Parlamentarier-Reisen nötig
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15.05.2014
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29.04.2014, 07:05 RSI, Rete Due
Sono arrivati uomini
Oggi è il 28 aprile e il 28 aprile 1970 l’ambasciatore svizzero a Roma inviava al Dipartimento politico un telegramma (dodis.ch/35599). Il consigliere federale Ernst Brugger, ministro dell’economia, si era infatti recato a Milano in occasione della giornata svizzera alla Fiera campionaria. Ad accogliere l’alto ospite, il governo italiano delegò il nuovo sottosegretario di Stato, Alberto Bemporad, responsabile per le questioni d’emigrazione. Prima del pranzo ufficiale, i due ebbero uno scambio confidenziale d’idee. Brugger espose assai francamente la posizione del consiglio federale e non nascose le sue apprensioni rispetto all’iniziativa contro l’inforestierimento, la cosiddetta iniziativa di Schwarzenbach, sulla quale il popolo e i cantoni avrebbero votato poche settimane più tardi. Read More
15.04.2014, 07:05 RSI, Rete Due
I tempi del tempo
Con 11 minuti e 48 secondi Otto Klemperer ci impiega quasi il doppio del velocissimo Paul McCreesh che ci mette invece la bazzecola di 6 minuti e 6 secondi. Sotto i 7 minuti troviamo il recentissimo Rudolf Lutz seguito da Nikolaus Harnoncourt, Stephen Cleobury, Helmuth Rilling e per un pelo anche i due maestri Philippe Herreweghe e Ton Koopman, ambedue ex aequo con 6 minuti e 59 secondi. Sir John Eliot Gardiner ci impiega già 7 minuti e 1 secondo, seguito a ruota, sempre sotto gli otto minuti, da Sigiswald Kuijken e, fuori serie perché in traduzione inglese, Leonard Bernstein con 7 minuti e 46 secondi. Giungono poi i maestri degli otto minuti con Masaaki Suzuki, Georg Christoph Biller e il nuovissimo René Jacobs con 8 minuti e 31 secondi. Infine abbiamo i lentissimi con Karl Richter sui 9 minuti e 51 secondi e il già citato Otto Klemperer con quasi una dozzina di minuti.
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01.04.2014, 07:05 RSI, Rete Due
I pesce d’aprile e i buoi
Oggi è il 1° aprile e questa data è ormai diventata per antonomasia l’etichetta per la burlesca tradizione del cosiddetto «pesce d’aprile», il giorno nel quale è lecito sferrare scherzi a scapito degli sprovveduti e degli ignari del calendario. Le origini di questa consuetudine diffusa in molti paesi rimangono nel buio dei tempi. Forse proprio per questo circolano dozzine d’audaci teorie che cercano di far luce, ma che mi lasciano il sospetto che siano esse stesse vittime della burla che cercano di spiegare. Tralascio di dare il mio parere sulla dilagante consuetudine di ormai quasi tutti i diversi mezzi di comunicazione di massa nel costruire sofisticatissimi scherzi a scapito del burlato contribuente e vi parlerò d’altro. Read More
01.04.2014
RSI, LA1, Telegiornale:
Le bombe su Sciaffusa
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18.03.2014, 07:05 RSI, Rete Due
La Svizzera altrove
Nella prassi del riconoscimento di Stati, la Svizzera segue il cosiddetto principio dei tre elementi, vale a dire che il riconoscimento presuppone l’esistenza di un territorio, di un popolo e di un governo legittimo.
Esattamente 46 anni fa, il 18 marzo 1968, il capo del servizio giuridico del Dipartimento federale degli affari esteri, Emanuel Diez, in un appunto confidenziale (dodis.ch/32153) riportava i risultati di una conversazione avuta con il segretario generale della Swissair riguardo agli insegnamenti da trarre dall’ultima esercitazione di difesa nazionale. In caso di guerra, la Swissair avrebbe dunque deciso di trasferire gli aeroplani a grande autonomia o in Messico, ove vigevano condizioni climatiche migliori, oppure in Canada che offriva probabilmente vantaggi politici. Infatti, già nell’ottobre del 1959, delegazioni dei due Paesi avevano concordato con uno scambio confidenziale di lettere il trasferimento temporaneo di compagnie svizzere in Canada durante una crisi internazionale (dodis.ch/17841). Read More
7. März 2014
Varese News
Italiani in Svizzera, cinquant’anni fa l’accordo tra Berna e Roma
Il sito di informazione Swissinfo.ch ha ricostruito la storia recente, della presenza italiana oltre confine e la nascita dei movimenti anti-immigrazione.
04.03.2014, 07:05 (12:45) RSI:
Dei flagelli di Bacco e della Dea madre
Siamo agli inizi di marzo e a Sud delle Alpi le piante stanno per risvegliarsi. Anche per le viti è importante che la potatura invernale avvenga prima della ripresa dell’attività vegetativa. Così un proverbio della tradizione popolare avverte apoditticamente: chi fino a marzo non pota la sua vigna, perde la vendemmia.
Ben più grave dell’omissione della potatura sono però i flagelli dell’oidio della vite, una malattia delle piante causata dall’omonimo fungo che dilagò in Europa a partire dalla metà dell’Ottocento e che ben presto minacciò la distruzione delle viti europee, e la peronospora, il microrganismo che fu tra le cause della grande carestia irlandese tra il 1845 e il 1849 che non infetta soltanto la patata ma anche la vite.
Ma a partire dal 1879, con la sua drammatica comparsa presso Como, fu un altro terrificante flagello che gradatamente minacciò d’estinzione i vitigni del Norditalia e di tutta l’Europa: la fillossera della vite.
Il minuscolo insetto, originario dalle Montagne Rocciose del Nordamerica, è un fitofago che curiosamente delle viti europee attacca le radici, mentre di quelle americane attacca il cosiddetto apparato aereo. Per vincere dunque lo spietatissimo parassita si ricorse all’ingegnoso e felice stratagemma dell’innesto delle viti autoctone su ceppi di viti provenienti, come la fillossera, dall’America settentrionale e le cui radici erano immuni a questa rovina.
Anche in Valtellina, agli inizi del Novecento, la fillossera costrinse i viticoltori nel corso di una generazione a un completo reimpianto dei loro vitigni. A differenza delle antiche varietà locali, questi nuovi vitigni su piede americano resistente andavano piantati a una profondità maggiore. Fu così che sui colli impervi ma ben soleggiati del versante retico valtellinese furono scavati migliaia di buchi che portarono alla luce un’infinità di massi, sassi e pietre. Tra questi v’erano anche delle lastre che grazie alla loro configurazione vennero utilizzate per degli scalini o dei muretti a secco delle caratteristiche terrazze valtellinesi. Nel febbraio del 1940, durante dei lavori agricoli nelle vigne della località di Caven a Teglio, dei mezzadri rinvennero delle steli sulle quali notarono delle incisioni. Come ben si sa, la Valtellina è prossima della Valcamonica che con oltre 200’000 incisioni è uno dei massimi siti mondiali dell’arte rupestre. Non deve dunque stupirci se in Valtellina tra le tante pietre che la fillossera costrinse a estrarre, ve ne furono alcune d’eccezionale valore archeologico come le tre steli di Caven a Teglio, tra le quali primeggia quel capolavoro preistorico dell’armoniosa stele antropomorfa della cosiddetta «Dea madre». Sembra proprio che i flagelli di Bacco promossero lo studio dell’archeologia in Valtellina.
Die Geisseln des Bacchus und die «Muttergöttin»
Es ist Anfang März und auf der Alpensüdseite erwachen die Pflanzen aus der Winterruhe. Bei den Weinreben ist es wichtig, dass der Winterschnitt vor dem Beginn der neuen Vegetationsperiode vorgenommen wird. In diesem Sinne warnt ein Sprichwort aus der Volkstradition: Wer bis im März seine Rebstöcke nicht geschnitten hat, wird ohne Ernte ausgehen.
Noch viel schlimmer als ein unterlassener Schnitt ist die Plage des Mehltaus: Der Echte Mehltau, eine durch den gleichnamigen Pilz verursachte Krankheit der Pflanze, die sich seit der Mitte des 19. Jahrhunderts in Europa verbreitet hat und binnen kurzer Zeit die europäischen Reben zu vernichten drohte; sowie der Falsche Mehltau, ein Mikroorganismus, der für die grosse Hungersnot in Irland zwischen 1845 und 1849 mitverantwortlich war und der nicht nur die Kartoffeln sondern auch die Reben infizierte.
Die Rebstöcke Norditaliens und ganz Europas waren ab 1879 aber noch durch eine andere schreckliche Geissel vom Aussterben bedroht: die Reblaus, die erstmals dramatisch in Como aufgetreten war. Das aus den nordamerikanischen Rocky Mountains stammende winzige Insekt ist ein Phytophage, der bei den europäischen Reben eigenartigerweise die Wurzeln angreift, während er bei den amerikanischen die oberirdischen Rebteile befällt. Um den unbarmherzigen Parasiten zu besiegen, behalf man sich mit der ausgeklügelten und erfolgreichen Strategie, die einheimischen Pflanzen auf Stämmen von Reben aufzupfropfen, die wie die Reblaus aus Nordamerika stammten und deren Wurzeln gegen die Zerstörung resistent waren.
Auch im Veltlin wurden die Weinbauern Anfang des 20. Jahrhunderts im Laufe einer Generation zu einem kompletten Neuanbau ihrer Reben gezwungen. Im Unterschied zu den alten lokalen Sorten wurden diese neuen Rebstöcke auf resistenten amerikanischen Unterlagen tiefer eingepflanzt. So geschah es, dass auf den unwegsamen, aber sonnigen Hügeln auf der rhätischen Seite des Veltlins, Tausende von Löchern gegraben wurden, die eine Unmenge von Felsblöcken und Steinen zutage förderten. Darunter befanden sich auch Platten, die dank ihrer Beschaffenheit für die Treppen oder Trockenmauern der charakteristischen Veltliner Terrassen verwendet werden konnten. Im Februar 1940 entdeckten Pächter bei Arbeiten im Weinberg in Caven bei Teglio Stelen mit Einritzungen. Bekanntlich liegt das Veltlin nicht weit vom Val Camonica entfernt, das mit seinen mehr als 200’000 Felszeichnungen eine der weltweit bedeutendsten Stätten der Felsbildkunst bildet. Es dürfte also nicht erstaunen, dass sich unter den vielen Steinen, die im Veltlin wegen der Reblaus ausgegraben wurden, ein paar von ausserordentlichem archäologischem Wert befanden, so zum Beispiel die drei Stelen von Caven bei Teglio mit dem herausragenden prähistorischen Meisterwerk der harmonischen anthropomorphen Stele der sogenannten «Muttergöttin». Es scheint also fast, als hätten die Geisseln des Bacchus im Veltlin die archäologischen Studien gefördert.