13.05.2014, 07:05 RSI, Rete Due
Di draghi, grifoni e miraggi
Ben ritrovati da Sacha Zala. Oggi parliamo di draghi, grifoni e miraggi. No, non si tratta di un’escursione nella mitologia e non parleremo né di terrificanti mostri solitamente avvistati sotto forma di giganteschi rettili alati e sputanti fuoco e fiamme, né di favolosi animali con testa di rapace e corpo di quadrupede alato. Non parleremo nemmeno del fenomeno ottico atmosferico che forse sta alla fonte per i fantastici e straordinari avvistamenti di queste creature mitologiche. Stiamo invece ovviamente citando i nomi degli aeroplani cacciareattori che negli ultimi cinquant’anni hanno svolazzato sulla scena politica svizzera e sull’acquisto o meno della prossima creatura alata, il «Gripen» appunto, il popolo svizzero si pronuncerà domenica prossima.
Cinquant’anni fa, nel 1964, scoppiò lo scandalo del «Mirage». Per l’acquisto del nuovo aereo da combattimento francese il budget approvato dal parlamento era stato ampiamente superato. L’enorme sforamento dei costi per 576 milioni di franchi suscitò molta sorpresa nell’opinione pubblica svizzera. Una pianificazione poco trasparente, la produzione su licenza in Svizzera di parti del Mirage e le numerose modifiche del velivolo richieste dai militari, avevano fatto esplodere i costi (dodis.ch/32049). Le camere federali rifiutarono la richiesta di credito supplementare e nominarono una commissione d’inchiesta parlamentare, le cui conclusioni risultarono talmente devastanti da far rotolare le teste dei responsabili del Dipartimento militare ed infine anche quella del consigliere federale Paul Chaudet. Forse non tutti sanno però che i primi dissapori erano emersi già nel corso della procedura di valutazione dei vari tipi d’aereo. Per ragioni tecnico-militari il Dipartimento militare aveva preferito il francese Dassault «Mirage III» allo svedese Saab «Draken». Per ragioni politico-commerciali l’acquisto del «Draken» sarebbe stato invece particolarmente gradito alla diplomazia svizzera (dodis.ch/15498), perché la Svezia aveva aderito all’Associazione europea di libero scambio (AELS), di cui la Svizzera faceva parte quale membro fondatore (dodis.ch/15497). Il ministro degli esteri Max Petitpierre notò allora che «dal punto di vista della nostra politica di neutralità sarebbe stato meglio se avessimo potuto fare l’acquisto in Svezia piuttosto che in Francia» (dodis.ch/15500). Nonostante il successivo scandalo, negli anni Sessanta fu la Francia a spuntarla sulla Svezia; domenica prossima sapremo se questa volta sarà stata la Svezia a spuntarla.
Questa e altre appassionanti storie si trovano tra i documenti della banca dati online Dodis dei Documenti Diplomatici Svizzeri.
Un cordiale saluto da Sacha Zala
Link al e-dossier dei Documenti Diplomatici Svizzeri:
dodis.ch/dds/5461